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Memobus  -  viaggiare per comprendere, malgrado tutto
Tipologia: News

Memobus - viaggiare per comprendere, malgrado tutto

Cracovia - Auschwitz - Birkenau

Una rappresentanza della CPS di Gorizia, parteciperà dal 29 marzo al 2 aprile p.v., ad un viaggio di formazione in Polonia previsto all’interno del progetto “Memobus  -  viaggiare per comprendere, malgrado tutto”, organizzato per il quinto anno consecutivo dall’Associazione Culturale 47/04 in collaborazione con l’Aned.  

Un’esperienza educativa per comprendere la storia e tramandare la memoria.

Un progetto educativo rivolto agli studenti delle scuole superiori, un viaggio al contempo fisico e ideale – all’interno delle memorie tragiche della Shoah e dei totalitarismi.

“Memobus” si fonda sulla convinzione che per mantenere e tramandare la memoria della Shoah sia necessario un lungo percorso che attraverso l’analisi, la riflessione, e l’immedesimazione, porti alla comprensione.

Per questo motivo il progetto Memobus propone una visita a Cracovia e ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau come momento centrale di un’esperienza formativa più ampia e articolata che intende focalizzarsi sugli eventi, sui luoghi e sulle persone.

Un’esperienza che si compone di lezioni interattive, incontri con i testimoni e laboratori per concludersi con un confronto diretto con i luoghi della memoria: i campi, ma anche il ghetto di Cracovia, il quartiere ebraico e il e il museo Schindler.

La visita ai più grandi e importanti campi di sterminio concepiti dal regime nazista rappresenta

un’esperienza di forte impatto formativo ed emotivo. Consente infatti agli studenti di confrontarsi direttamente con gli spazi che furono al centro di eventi che ormai possono apparire lontani e

incomprensibili, se non addirittura inimmaginabili.

Più volte si è ripetuto che Auschwitz è impensabile, che la Shoah non è rappresentabile.

Che l’esperienza del campo di sterminio è un limite invalicabile per l’immaginazione e per la narrazione.

Tali constatazioni hanno contribuito a creare, attorno al problema dei campi di concentramento e di sterminio – non solo degli ebrei, ma anche degli oppositori politici, di Rom e Sinti e di tutti coloro ritenuti inferiori o pericolosi dal regime di Hitler una sorta di aura, relegandolo quasi in una dimensione di sacralità, in un universo a cui bisognava accostarsi con prudenza e riverenza.

Tale aura ha spesso rappresentato un ostacolo per coloro che intendevano, con i mezzi più diversi, avvicinarsi alla Shoah con l’intenzione di “raccontarla”, di tramandarla, di farla comprendere alle nuove generazioni.

Ma confinare la questione all’interno dell’“impensabile” vuol dire, in un certo senso, sbarazzarsi del problema, firmare una vera e propria dichiarazione d’impotenza.

Per non lasciarsi sopraffare da questo sentimento, Hannah Arendt ha insistito sul fatto che «là dove il pensiero fallisce, proprio là il pensiero deve insistere e persistere, tentando magari vie diverse».

Non bisogna quindi parlare di inimmaginabile, ma bisogna anzi essere disposti a riconoscere che per sapere, per comprendere e per comunicare è innanzitutto necessario immaginare.

«Dobbiamo provare a immaginare l’inferno di Auschwitz».

Bisogna aprirsi all’«immaginazione, malgrado tutto» (G. Didi- Huberman).

CPS: Gorizia


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